Cultura, i musei salernitani hanno perso 82mila visitatori in un anno
Sono 82mila visitatori persi in un anno e un sistema che si scopre (quasi) dipendente da un solo polo. È la fotografia offerta dal ministero della Cultura nel report su visitatori e introiti dei musei statali. Nel 2024 i musei e siti statali della provincia di Salerno hanno registrato complessivamente 612.505 ingressi, contro i 694.462 dell’anno precedente. La differenza è netta: 81.957 visitatori in meno, pari a un calo dell’11,8 per cento. Il Parco archeologico di Paestum e Velia, pur restando il fulcro del sistema, ha perso oltre 56mila visitatori (da 506.853 a 450.677, -11,1 per cento), confermandosi al tempo stesso come ago della bilancia: da solo spiega il 69 per cento della contrazione complessiva e accresce la propria incidenza sul totale provinciale, dal 73 al 73,6 per cento. Paestum, nonostante il calo, resta però saldamente nella top 30 dei siti italiani più visitati, piazzandosi al ventesimo posto della classifica, davanti al Palazzo Reale di Napoli ed al Parco Archeologico di Ostia. Anche la Certosa di Padula ha chiuso l’anno in flessione, passando da 97.628 a 89.607 ingressi: 8.021 in meno, pari a una riduzione dell’8,2 per cento. A pagare il prezzo più alto sono stati però alcuni musei minori, quelli che non possono contare su un brand internazionale o su un afflusso turistico spontaneo. Minori, Pontecagnano, Valle del Sarno, Sala Consilina: per loro il 2024 è stato un anno con il segno meno. Il museo della Valle del Sarno ha perso il 67,5 per cento degli ingressi, passando da 7.394 a 2.404. Il sito archeologico e la villa romana di Minori sono crollati del 54,7 per cento, scendendo da 26.273 a 11.903. Il museo archeologico nazionale di Pontecagnano ha visto svanire oltre 1.300 presenze (-16,2 per cento), da 8.626 a 7.232, e il museo di Sala Consilina è sceso da 579 a 245 visitatori, segnando un -57,7 per cento. In controtendenza, solo tre realtà. Il complesso monumentale di San Pietro a Corte a Salerno ha guadagnato 1.780 ingressi, salendo da 41.541 a 43.321 (+4,3 per cento), diventando il sito con la maggiore crescita assoluta dell’anno. Il museo archeologico di Eboli ha migliorato i propri numeri passando da 2.978 a 3.768 (+26,5 per cento). Il Volcei di Buccino ha fatto ancora meglio: da 2.590 a 3.348 (+29,3 per cento), pur restando su volumi assoluti limitati. In totale, i musei in crescita hanno raccolto appena 3.328 visitatori in più, mentre quelli in perdita ne hanno lasciati sul campo oltre 85mila. Non classificato, invece, il museo della Scuola Media Salernitana, afferente al ministero della Cultura e gestito dalla Fondazione Scuola Medica Salernitana, per il quale non si conoscono i numeri relativi a visite e introiti. Il saldo generale, dunque, è negativo, ma più ancora è allarmante la composizione del dato. L’intero sistema dei siti statali si rivela gravemente sbilanciato su un solo attrattore – Paestum – e incapace di garantire tenuta diffusa. Dove mancano politiche attive, iniziative temporanee, orari prolungati e sinergie con le comunità urbane, l’emorragia di pubblico diventa strutturale.
In provincia di Salerno, nel 2024, ce n’è uno che ha incassato cinquantaquattro euro in un anno. Un altro, nello stesso periodo, ha superato i due milioni e settecentomila. Siamo sempre nella stessa provincia, sotto la stessa sigla ministeriale, con lo stesso biglietto dello Stato. Il confronto è impietoso, ma dice molto più di quanto sembri. I dati ufficiali sugli introiti dei musei statali salernitani parlano chiaro: il Parco Archeologico di Paestum ha generato 2.740.082 euro, pari al 90,6% dell’intero fatturato museale della provincia. A distanza abissale, la Certosa di Padula con 260.681 euro (8,6%) e la Villa romana di Minori con 15.032 euro (0,5%). E poi ancora: Pontecagnano 5.642 euro, Eboli 1.527, Valle del Sarno 812. A chiudere la classifica il museo di Sala Consilina, struttura che ospita i reperti ritrovati nella zona dal nono secolo Avanti Cristo, che ha incassato appena 54 euro: 15 centesimi al giorno. Nulla che sollevi domande sulla necessità di incentivare percorsi e itinerari turistici verso le strutture “minori”? Va precisato, per completezza, che al netto dell’aggio spettante al concessionario del servizio di biglietteria, l’incasso effettivo per Paestum scende a 2.000.259 euro, mentre quello per Padula si attesta a 148.050 euro.
L’identikit del visitatore medio
Altrettanto interessante, anche per delineare l’identikit del visitatore medio, è l’analisi dei dati del ministero relativi agli ingressi “paganti” e “non paganti”. Per cominciare: oltre la metà degli ingressi nei musei statali della provincia di Salerno non produce alcun ricavo. Su 569.184 presenze complessive monitorate nel 2024, ben 315.117 – pari al 55,4 per cento – risultano accessi gratuiti. Significa che più di un biglietto su due viene emesso a costo zero. La gratuità non è un’eccezione, ma la norma, soprattutto nelle strutture minori, dove diventa spesso l’unica leva attivabile per mantenere un minimo di flusso. Il dato è trasversale, ma distribuito in modo disomogeneo. A Paestum, il sito più visitato, i 240.179 ingressi gratuiti superano comunque i 210.498 paganti: 53,3 per cento di gratuità, un valore elevato ma parzialmente compensato da oltre duecentomila biglietti venduti. Alla Certosa di Padula, invece, la sproporzione è più netta: su 89.607 accessi totali, 51.788 sono gratuiti e 37.819 paganti, con una quota di esenzione che tocca il 57,8 per cento. In altri termini, quasi tre euro su cinque potenzialmente incassabili vengono “scontati” attraverso agevolazioni permanenti o giornate promozionali. Nei poli di dimensione media e nei piccoli musei, la dipendenza dalla gratuità diventa strutturale. A Minori, i non paganti sono 9.171 su 11.903 (77 per cento). A Pontecagnano, 5.950 su 7.232, ovvero l’82,3 per cento. A Sala Consilina il dato sfiora la totalità: 228 ingressi gratuiti su 245, pari al 93,1 per cento. Simile il profilo del Museo della Valle del Sarno (92 per cento) e di Eboli (91,5 per cento). Anche il Museo Volcei, nonostante un incremento di presenze legato ad attività culturali temporanee, presenta comunque il 63,2 per cento di accessi gratuiti. Il problema, però, non è la gratuità in sé. Anzi, campagne come la “domenica al museo” o le giornate europee del patrimonio hanno un ruolo importante nell’ampliare l’accesso e nell’avvicinare nuovi pubblici. Il nodo è un altro: per molte strutture, soprattutto nei contesti più periferici, queste occasioni gratuite rappresentano l’unica vera fonte di movimento, fino a diventare di fatto il nucleo centrale dell’attività ordinaria.
Alti e bassi
Il 2023 aveva fatto ben sperare ed aveva illuso su un ritorno di presenze ai livelli pre-Covid. In alcuni casi, il 2023 infatti aveva già segnato un recupero pieno o addirittura un superamento delle presenze del 2019. È il caso del Parco Archeologico di Paestum e Velia, che nel 2019 contava complessivamente 470.870 ingressi, saliti a 506.853 nel 2023 (+7,6 per cento), per poi scendere a 450.677 nel 2024, con una perdita secca di 56.176 presenze solo nell’ultimo anno. Un andamento analogo riguarda la Certosa di Padula: 87.451 visitatori nel 2019, saliti a 97.628 nel 2023 (+11,6 per cento), poi ridiscesi a 89.607 nel 2024 (-8,2 per cento rispetto all’anno precedente). Nonostante il calo, la struttura resta al di sopra dei livelli pre-Covid, ma il trend è oscillante e riflette un equilibrio instabile. Diverso il discorso per due musei che, nel 2023, non erano riusciti a superare i volumi del 2019 ma ci sono riusciti nel 2024. È il caso di Buccino, che da 2.972 ingressi nel 2019 era sceso a 2.590 nel 2023, salvo poi recuperare e superare entrambi gli anni nel 2024 con 3.348 visitatori (+12,6 per cento rispetto al 2019, +29,2 per cento rispetto al 2023). Anche Eboli registra una dinamica simile: 3.472 ingressi nel 2019, 2.978 nel 2023, poi una ripresa nel 2024 con 3.768 presenze, segnando un +8,5 per cento rispetto al periodo pre-pandemico. Al contrario, la Villa Romana di Minori – che nel 2019 contava 27.498 visitatori – aveva già mostrato un recupero parziale nel 2023 (26.273), ma ha subito nel 2024 un crollo verticale: appena 11.903 ingressi, con una perdita del 54,7 per cento rispetto all’anno precedente e del 56,7 per cento rispetto al 2019. È il caso più emblematico di regressione post-recupero.
Il dato regionale
La provincia di Salerno rappresenta appena il 6% del flusso complessivo dei visitatori dei musei statali campani. In termini semplici: ogni 100 persone che entrano in un museo statale della Campania, meno di 6 lo fanno in una struttura salernitana. Napoli, con il suo enorme patrimonio artistico e archeologico distribuito tra musei nazionali, siti storici e poli espositivi centrali, raccoglie inevitabilmente la maggior parte delle visite: l’84% del totale, pari a oltre 8,6 milioni di ingressi nel 2024. Caserta segue con il 9,3%, mentre Benevento e Avellino si fermano sotto l’1%.